Etty m'insegna la speranza - di Claudia Speggiorin




Etty Hillesum non ha mai saputo di essere una scrittrice. È morta ad Auschwitz nel '43, a trentanni e i suoi diari sono stati pubblicati per la prima volta nel 1981. Etty Hillesum non ha festeggiato le 150000 copie vendute nel primo anno, né ha potuto commuoversi quando i suoi diari sono stati tradotti e pubblicati in diversi paesi del mondo. Etty Hillesum sapeva solo che non sarebbe tornata e affidò i suoi manoscritti a un' amica, chiedendole di consegnarli all' unico scrittore da lei conosciuto, affinché potesse trovarne un editore.
Tengo tra le mani una copia pubblicata da Adelphi nel 2006. Ci sono momenti, come questi, in cui ho bisogno di sfogliarla e rileggere le frasi che ho sottolineato in questi anni. Provo un sentimento sofferto contro l' indifferenza poetica che ha rinnegato questa voce per quasi quarant' anni e mi chiedo cosa ne sarebbe oggi di Etty se Gaarlandt non l' avesse pubblicata o se lo scrittore conosciuto, Smelik, si fosse stancato di cercare un editore. Puff...cancellata dal mondo. Mi chiedo cosa ne sarebbe di me, oggi, senza questa copia tra le mani; quanto in meno saprei e quanti eventi della mia vita sarebbero rimasti senza parole. Di sicuro non avrei amato così tanto Rilke. Di sicuro non avrei avuto voce per porgere quell'ultimo saluto che mi ha lasciata muta nel dolore e mai avrei trovato il nome del Dio dentro la forza creativa dell'uomo.
Ma anche mi sorprende il mistero che governa la vita oltre la morte e quell'inafferrabile speranza, di cui Etty ha conosciuto il desiderio. Mi stupisce la capacità dell' uomo di far fede a ciò che all'uomo è stato promesso e la testarda resistenza che egli ha di mantenerlo, oltre le forze avverse. È forse questo il dio che ho conosciuto attraverso Etty, che è diventata scrittrice senza averlo mai saputo, morta per persecuzione prima di diventare famosa.
E, in momenti come questi, tutto torna piccolo e tanto prezioso e, forse, anche troppo denso di sentimento. Tutto si fa compatto come un seme inconsapevole del fiore che diverrà. Tutto si riduce a ciò che ancora non so di essere e mi domando di quale tempo siano figli i miei desideri. Tengo i diari di Etty tra le mani e lei mi risponde, da dietro il filo spinato. La speranza non è fede nel domani, o aspettativa che il futuro colmerà i vuoti di oggi. La speranza è la fiducia nei fili che hanno intrecciato il passato e il coraggio di continuare a tesserli, giorno dopo giorno, per scrivere l'inedita promessa che ancora non conosco, riposta tra le pagine della mia vita dal dio nell'uomo.

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