Impoetica voce di Giugno (di Claudia Brigida Speggiorin)



Funesto come un dio dimenticato

nell'ira di un giugno ormai mandorli e catrame,

giungi ancora armato di parole,

lasciandomi incerta e atroce poesia.

Tu, selvaggio dolore senza anagrafe,

di nuovo clandestino,

nel sole spento di un giorno furente

che non trova pace

tra i miei natali e la tua morte.

Tu, impoetica voce di giugno,

quali canti dissacranti hanno violentato il tuo nome?

Tu, silenzio rappreso,

ulcera all'amore,

inquieto sangue versato altrove,

quali canti dissacranti hanno violentato il mio nome?

Tu, anarchica memoria,

volgi il tempo che si rinnova tra le mie rose,

spuntate in un giorno senza sole,

nell'ira di un giugno ormai mandorli e catrame.

Tu, ricordo armato di parole,

funesto come un dio dimenticato,

mi lasci apolide nella mia storia.


Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia