Recensione a "L'assassino cieco" di M. Atwood (Edizione Ponte alle Grazie) - di Ferdinando Salamino

L'assassino cieco è un libro difficile, ostico come la sua protagonista e voce narrante.
Sono pagine intrise di amarezza e rammarico, di occasioni perdute e rapporti spezzati.
Mi sono spesso perso, girovagando tra i ricordi di Iris, talvolta annoiato, frustrato, infastidito da descrizioni di situazioni ed eventi che mi apparivano irrilevanti.
Per le prime 200 pagine, ho faticato a coglierne il senso.
Poi, a poco a poco, l'intreccio intessuto dalla Atwood ha cominciato a emergere come una sagoma in controluce, mentre il romanzo nel romanzo prendeva forma e le storie di Laura, Iris, Richard, Alex convergevano verso il finale atteso eppure, per certi versi, sorprendente.
E così, quasi controvoglia, quasi di sorpresa, mi sono scoperto innamorato di questa storia dolorosa eppure non priva di speranza, di un sussurro di solidarietà capace di attraversare le generazioni, da donna a donna, fino a raggiungere l'unica destinataria possibile.
Perché in fondo, siamo tutti Sabrina: abbiamo bisogno che le nostre radici vengano protette, talvolta persino nascoste, per poter, un giorno, fiorire. 

Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia