Recensione a "Stella Cadente" di Sara Scaranna (di Ferdinando Salamino)

Sarebbe facile definire il racconto autobiografico di Sara Scaranna come un grido di dolore, ma è molto di più.

"Stella Cadente" è un viaggio dentro il dolore, attraverso il dolore.

Forse, dico forse, oltre il dolore.

Cosa significa perdere un figlio mai nato?

Sara Scaranna non ce lo spiega, non ce lo racconta. Ce lo fa vivere sulla nostra pelle, lo fa nascere e morire nelle viscere, lo riporta alla vita nel cuore e nella memoria.

Ci sono molti motivi per cui questo libro è indimenticabile: dallo stile pulito, equilibrato, semplice e diretto senza perdere di ricchezza e complessità, all'incedere di una vicenda umana narrata con intima delicatezza e, allo stesso tempo, chirurgica ferocia.

Se dovessi enunciare una sola qualità per cui questo libro è irrinunciabile, direi la sua ampiezza.

Ci sono miriadi di sfumature di dolore, mille piccole torture, nel perdere un figlio nel grembo: dalla rabbia alla nostalgia, alla riluttanza nel lasciare andare quella magia, quella telepatia con se stessa che solo essere madre di una vita in boccio ti sa conferire.

L'invidia nera, l'odio per la gioia e le pance gonfie che ti circondano; il senso di ingiustizia, quella violenza delle possibilità carbonizzate.

Il bisogno di sperare, di credere che esista un domani e, forse, un altro figlio, un altro grembo. La paura di soffrire di nuovo.

Sara le coglie tutte, una per una, le distilla nelle pagine di un piccolo capolavoro di sofferenza per raccontarci, con coraggio infinito, che, a volte, il dolore è una culla.

Consigliato a tutti, dal profondo del cuore di un uomo che oggi ha imparato qualcosa.