Recensione "Ancora due" di Delia Deliu - di Ferdinando Salamino
Troverete, da molte parti, diversi motivi per non leggere un romanzo di Delia Deliu.
"Non è italiana, non scrive nella sua lingua!", sostiene qualcuno.
"Sono storie moralmente discutibili", strepita qualcun altro.
"Non scrive mai un lieto fine come piace a me!", urlano in coro gli amanti delle storie caramellate.
Hanno ragione, tutto vero, inutile ribattere.
Delia Deliu scrive in una lingua per lei ancora aliena, a volte, quasi ostile, in guerra costante con il suono di certe parole.
Non tutto, nelle sue pagine, fluisce alla perfezione.
Il linguaggio è appuntito, è qualcosa con cui ci si può tagliare.
Ora, però, vi dico una ragione per cui voi, Delia Deliu, la dovreste leggere.
Una sola.
Perché la scrittura di Delia Deliu conosce il destino. Lo accarezza, lo sfida, lo ingaggia in una partita furiosa senza esclusione di colpi. E, alla fine, ve lo fa esplodere nel petto con forza devastante.
"Ancora due" è senz'altro il suo romanzo più maturo e completo, sia per caratterizzazione dei personaggi che per potenza della vicenda umana narrata: Max Castellani, un uomo che dalla vita ha avuto tutto e si trova ora a dover passare alla cassa, pagare il conto.
È forte, per Max, la tentazione di rinnegare la propria natura, rinchiudersi in un bozzolo egocentrico e rancoroso, dichiarare guerra al mondo.
E invece, grazie a Greta, alla silenziosa benedizione delle montagne e a un paio di amicizie sincere, sceglie di amare. Sceglie di arrendersi alla speranza, a credere nel nuovo giorno anche quando la ragione gli ordina di non farlo.
"Ancora Due" è una storia che sa di destino, è ruvida e fredda come i monti che descrive ma, al pari di essi, pervasa di una luce abbagliante.
Perché alla fine non conta quanto si vive, ma come e con chi si sceglie di farlo.
Se siete in grado di andare oltre la pura forma per appassionarvi al contenuto, se il vostro colore è un rosa scuro, denso e profondo, se il caffé lo bevete amaro, allora questo romanzo non vi deluderà.