The Sinner - stagione I (di Ferdinando Salamino)



Confesso, non ho letto il romanzo di Petra Hammesfahr, da cui la serie è tratta. per cui stavolta è un incontro di Muse con un'assente (in)giustificata.
Da diversi anni le serie TV hanno perso la connotazione di "cinema in tono minore" per regalare gioielli di rara intensità e complessità narrativa e The Sinner, in particolare la prima stagione, è un vero gioiello.

Lo è da un punto di vista cinematografico, per i tempi della narrazione, la magistrale prova d'attore di Bill Pullman e la presenza magnetica di Jessica Biel.
Lo è da un punto di vista psicologico, perché si addentra senza paura in fondali torbidi, attraversati da terrificanti correnti di significato.

Un detective capace di risolvere qualunque mistero, tranne quello che governa, contamina e distrugge ogni suo rapporto.
Un'assassina prigioniera di una colpa inesplicabile, codificata in quella strana sequenza di cinque gesti letali, precisi come coordinate geografiche.
Attraverso lo sguardo di questi due personaggi, The Sinner regala una trama che esplora temi quali l'ambivalenza, l'incesto, il trauma e la violenza intrafamiliare con uno sguardo non contaminato dal pregiudizio e dal "ben pensare".

Ecco allora che il rapporto incestuoso tra due sorelle ci viene offerto come atto d'amore e di sopravvivenza, come intimità che conforta nel gelo di una prigione familiare senza porte o finestre.
Ecco che il trauma non è negli eventi, ma nella possibilità di dare senso che viene negata, violentata, strappata.
Ecco che il peccatore del titolo non è un individuo, ma è tutti gli individui.

"The Sinner" non ha paura di guardare in quella frattura insanabile, intrinseca nell'essere umano, tra chi siamo e chi vorremmo essere, tra ciò che sappiamo essere giusto e ciò che alla fine ci riesce di fare.

Gli eroi di "The Sinner" sono talora meschini, quanto i loro antagonisti possono talora risultare nobili. Il racconto non è soltanto un Thriller capace di mantenere la tensione e regalarci emozioni continue (e già non è poco), è anche un'indagine sincera, clinica eppure empatica, nei meandri di quella caratteristica che distingue gli umani da tutti gli altri mammiferi, ed è causa di quasi tutte le nostre nobiltà e miserie: l'ambivalenza, quella capacità di provare sentimenti opposti, nello stesso momento, verso le stesse persone.

Amare e odiare, perdonare e vendicarsi, gioire e invidiare: siamo tutti gatti di Schroedinger, nella scatola oscura di The Sinner, capaci di apparire una cosa e il suo opposto a seconda dell'istante e dell'angolazione dalla quale ci si osserva.


Se nessuno può essere assolto, ha davvero senso condannare?
Guardate The Sinner, provate a rispondere...

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