Chi siamo

Caino fu punito per i propri peccati con una pena che, per lui, era peggiore della morte: l'esilio, l'esclusione dal gruppo.

L'esilio è anche la pena che tocca, oggi, a forme di espressione reiette, talvolta perché "sconvenienti" o peccaminose, oppure perché ritenute di Serie B.

Il Paradiso di Caino nasce con l'intento di offrire un approdo a tutte queste scritture e voci reiette, un luogo ove l'inaccettabile divenga non soltanto tollerato, ma benvenuto e accolto.

Il Paradiso si propone di essere un territorio di inclusione, un incontro libero tra lettori, scrittori, editori e chiunque abbia desiderio di incontrare la letteratura e l'arte fuori dai confini del buon senso, della morale, dei giudizi precostituiti.

Benvenuti, dunque, Caino vi abbraccia!

Claudia Brigida Speggiorin


Chi sono?
Guardo le stelle disseminate nella notte, spargitrici di luce, silenziosa fiaccolata nel vuoto. Cosa ricerco? Sono lo specchio di questo niente, illuminato di memoria. Sono nulla, l'anonimato di me stessa, fondo cosmico non ancora divenuto parola. Sono nessuna cosa, il matto dei tarocchi, sono l'ora zero di questo mio tempo, sono il niente da cui provengo, dove tornerò, sono crepa, sono fessura. Sono l'origine del mio nuovo canto ancora senza voce e obbedisco alle leggi del vuoto. Un istante, non di più, quest'anfora è troppo piccola per riempirsi d'universo, giusto il tempo di perdermi e ritrovarmi, farmi spazio per scriverti ancora, mia storia inedita intitolata vita e riempirmi di un tuo nuovo significato.
Tutti i narratori d'aurore sanno quanta paura fa il vuoto, quando bussa alle porte.
Tutti i narratori d'aurore sanno quanto coraggio ci vuole per riscrivere il nuovo giorno, portandosi le stelle nel cuore.
Questa sono io.
Tutto ciò che ancora non so di me.
Il resto è una definizione, non ho voglia di chiudermi in gabbia. 

https://il-paradiso-di-caino.webnode.it/

Ferdinando Salamino

Chi sono? Mi chiamo Ferdinando che, a quanto dice mia madre, significa "forte nella pace". 

Essere forte e pacifico, quindi, era il mio destino, secondo colei che mi aveva messo al mondo. 

E io me lo sono portato dentro, quel destino, come una profezia irrealizzata, come una maledizione. 

Perché mi ero spesso sentito debole e, al tempo stesso, colmo di voglie di guerra.

Ho cercato di far combaciare i lembi. Ho scelto una professione di aiuto e cura, ma adoro sentire l'odore dei guantoni sulle mani e il sapore del paradenti in bocca. 


Chi sono come psicologo, lo potete scoprire su Google.

Del Ferdinando scrittore vorrei poter dire di più, ma sono esordiente in attesa di esordire.

DI cosa scrivo? 

Di due cose, in particolare: perdono e vendetta, ovvero pace e guerra.

Le mie storie sono la somma imperfetta di tutte le vendette incompiute, delle scuse mai pronunciate e delle grazie non concesse.

E i conti non tornano quasi mai.


Niana Vinci

Chi sono io?

Non ne ho la più pallida idea.

Non sono il nome con il quale mi conoscete.

Non sono un ruolo. Non sono un genere. Non sono una professione.

E dal momento che se c'è qualcosa che si può dire di me senza timore di essere smentiti è che mi si troverà con un libro in mano, (libri di ogni genere, di qualsiasi autore, e non starò a paragonarli perché sarebbe di dubbio gusto, come paragonare gli amanti), niente di più facile che per racchiudermi tutta basti trovare la parola giusta, no?

No. Nessuna parola magica capace di racchiudermi tutta.

Poi un giorno ne ho letta una. Per caso. In una grammatica di greco. Desueta, arcaica, che non si capisce nemmeno facendo gli esempi giusti.

Una parola che ne contiene un'altra, come un utero. Una parola che sono due. Letteralmente.

Le lingue moderne derivanti dal latino conoscono due modi di contare per declinare nomi, pronomi, sostantivi e verbi: singolare e plurale. Nel greco antico ce n'erano tre: uno, due, più di due.

La flessione non era data da una regola, ma dal senso che chi usava tale flessione voleva imprimere a ciò che diceva. Ovvero, chi parlava lo usava a sua esclusiva discrezione, quando tra due oggetti scorgeva una relazione.

Mi è sembrato fantastico. Una regola che non vige su tutto e tutti, ma è sottoposta al senso. Un "duale occasionale", appunto. Un modo di dire a chi ascolta "vedo una relazione tra queste due persone, navi, mani, città o divinità". Oppure no.

Io sono così. Se riuscissi a definire me stessa guardandomi dal di fuori, quale io starebbe definendo... me? Non mi resta che farmi guardare da altri occhi. Sentire la mia pelle attraverso il tocco di mani che non sono mie. Pensarmi attraverso parole di una lingua straniera.

Come il duale, trovo un senso solo all'interno di una relazione.

Per questo leggo tanto. Per questo scrivo libri.   

Isabel Del Greco

Il talento è un prurito. Puoi fare finta di niente e illuderti di resistere ma, presto o tardi, ti devi grattare.
Allora diciamo che siete arrivati intorno ai vostri quaranta, anno più anno meno, e ce l'avete fatta a non grattarvi fino ad allora. A furia di resistere, vi siete ritagliati una vostra nicchia nell'Olimpo di quelli che vengono chiamati, non senza una certa dose di spocchia, "stimati professionisti del settore".
Ora, quando entrate nel gotha degli SPDS, vi tocca essere irreprensibili. Insospettabili.
Mangiate con il tovagliolo sulle gambe e i gomiti stretti e salutate chi vi saluta, anche se non lo conoscete, perché tra stimati professionisti ammettere di non conoscersi è un peccato capitale. L'altro, quello che vi saluta, non vi conosce neppure lui, ma nel dubbio... beh, avete capito.
Gli stimati professionisti del settore non si grattano. Mai.
Una mattina vi svegliate e vi accorgete che non ce la fate più. Il prurito è troppo forte.
Vi sedete al computer e cominciate a scrivere. Scrivete un racconto erotico, poi un altro, poi un altro ancora.
Scrivi ciò che sai, si dice così, giusto?
Quando avete finito di grattarvi avete un romanzo che vi scotta tra le mani.
Oddio, e adesso? Che fate? Lo riponete nel cassetto e ingoiate la chiave, sperando che nessuno se ne sia accorto.
Certo, è questa la cosa giusta da fare.
Il fatto è che lo sentite ancora, quel prurito maledetto, e a un tratto realizzate che non se ne andrà mai. Avete infranto la regola, aperto la diga.
Vi siete grattati e il prurito lo sa, quel bastardo, che oramai non avete più difese.
Scrivete ancora e, dopo aver sanguinato parole per qualche mese, decidete di pubblicare.
Non potreste, ma lo fate lo stesso.
Per realizzare questo sogno, avete bisogno di un complice. Qualcuno che esista al solo scopo di proteggervi e nascondervi dal mondo.
Ecco, quel complice, solo molto più attraente e simpatica, sono io.
Isabel Del Greco è un fantasma che difende una persona vera.
Eppure, in serate come questa, mentre le dita danzano sulla tastiera, riesco quasi a convincermi che sia il contrario. 

Mina Vagante

Ciao sono Mina Vagante di nome e di fatto. 

Ho 37 anni e ho una disabilità. 

Sono un'esperta di legge e marketing. 

Sono una lettrice compulsiva di libri. 

In poche parole, non rientro nei canoni della blasonata normalità. Aggiungete che ho perso un lavoro, nel momento in cui è emerso che recensivo libri erotici. Mi sono sentita subito a casa, perciò, nel momento in cui mi hanno proposto di collaborare a questo blog. Vorrei raccontarvi il mondo dalla visuale di coloro che vengono additati come diversi.
Nel campo letterario, inoltre, vorrei sfatare quei miti e pregiudizi riguardo i lettori e gli scrittori che si approcciano al genere dei libri erotici.
Uno sguardo veritiero, a volte scomodo, ma vissuto in prima persona del mondo di Caino... 


Sarah S. Autrice

Chi sono?
Sono ciò che il giorno invidia alla notte e la notte al giorno. Sono la voce libera e sensuale che si libra da labbra scarlatte e che s'insinua sotto pelle scivolando come olio caldo e profumato per risvegliare i sensi sopiti. Sono l'eleganza della lussuria, la carnalità della poesia, sono esploratrice dell'anima e ricercatrice delle emozioni più recondite e istintive. Sono i tacchi rossi che sbucano da austere vesti e la ribellione silenziosa di un alito di vento che scompiglia i capelli.
Sono ciò che il sole rinnega, ma che più di tutto brama. 

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