I bar - I parte (di Gino Panariello)


I bar sono sempre stati una specie di maledizione per me. 

Ci sono cresciuto, ci ho passato gran parte della mia adolescenza e tutto quel tempo passato tra juke box ( Eh, sono vecchio; ai miei tempi ce n'erano tanti), vecchi scemi che giocavano a carte maldicendo il governo e sbizzarrendosi nelle più fantasiose bestemmie, ubriachi di ogni età, ceto e "modalità",-dal padre di famiglia di ritorno dal cantiere o il bracciante agricolo in libera uscita con le loro birre tracannate in fretta al pensionato e l'imprenditore con le loro serie di grappe e amari iniziate dalla mattina presto- non mi ha portato mai niente di buono: alcolismo conclamato già a soli 22 anni e guai, ma dal momento in cui smisi di bere e di cacciarmi nei casini non capii che era proprio il bar il luogo da evitare.
Sono piccolo, di statura, quindi la " presenza "non mi ha mai aiutato, e questo può molte volte far da " input " all'attaccabrighe di turno.
Insomma.
Bar e birrerie non mi hanno mai portato molta fortuna .
Quindi ora racconterò come ho vissuto ambienti del genere sia da ragazzino che da adulto, niente di che, e sono sicuro concorderete con me che forse nei bar non dovrei entrarci .
Una decina d'anni fa, questo è l'episodio più recente, decisi di smettere di fumare, ma sapete com'è: il pensiero alimenta la voglia e la voglia alimenta il pensiero; un cane che si morde la coda, praticamente.
Così decisi di andare a prendere un pacchetto da dieci al primo bar che vidi sulla strada.
Entrai e dopo aver preso il mio pacchetto ordinai un caffè; erano le sette di sera ma non potevo bere alcolici tuttavia volevo godermi la mia sigaretta e cosa c'è di meglio, per preparare il palato al tabacco, del caffè? Ancora oggi faccio fatica a credere di esser riuscito a rinunciarci ( anni dopo) , c'è qualcosa di erotico nella combinazione caffè-sigaretta.
Ok.
Mi sedetti a un tavolino dopo aver bevuto pregustando la cicca che avrei acceso di lì a poco.
La sala era piena e cominciai a sfogliare un giornale, poi arrivò un ragazzo dall'aria alticcia e mi si sedette affianco.
-Ciao! Io sono Florin, come stai , bello?-.
Mi tese la mano, e così ce la stringemmo ma già avevo capito.
-Speriamo...- pensai tra me e me.
Il tizio continuava a parlare mentre io cercavo di leggere il giornale e per non offenderne la suscettibilità alcolica fingevo interesse ; in realtà badavo a eventuali imprevisti, vista la piega che le cose prendevano e cercavo di chiedermi quale sarebbe stato il pretesto per darmi addosso. I suoi compari fingevano di giocare a carte ma aspettavano come le iene mentre lasciano che un felino solitario faccia il lavoro per poi dargli addosso.
-Hai finito di leggere? Perché voglio leggere io-
-Eccola, la miccia- pensai .
-No, ancora no- risposi mentre sentii la scarica di adrenalina che si irradiò dal petto alle mani, facendole tremare. Succede sempre così quando so che sta per succedere casino, è una cosa che non riesco a controllare, le mani mi tremano; posso tenere la voce ferma e parlare con calma ma sul tremore alle mani non ho alcun potere.
-Evvabbè, sbrigati che io devo leggere-
Lo guardai, poi abbassai lo sguardo a fingere di leggere, ormai era una farsa ma non volevo cedere, sapevo che sarebbe andata comunque male e allora perché dargliela vinta?
- ALLORA HAI FINITO O NO?-
Alzai la testa.
-Amico, hai rotto il cazzo. Non ho finito. Quando finirò te ne accorgerai, adesso però piantala di darmi fastidio -
Si alzò dalla sedia.
Un secondo.
Fu un secondo.
Mi alzai contemporaneamente, afferrai la sedia che avevo alla mia destra a gliela scaraventai su una spalla, il tizio iniziò ad urlare come un ossesso che mi avrebbe ucciso.
Mentre cercava di avventarmisi addosso riuscii a prendere un' altra sedia colpendolo di nuovo , intanto con la coda dell'occhio captai uno dei suoi amici alla mia destra, mi gira e gli piazzai due diretti in faccia, poi qualcuno mi afferrò alle spalle e mi portò di peso dall' altro lato della sala. Credo fosse il barista .
-BASTA ORA SENNÒ CHIAMO.I CARABINIERI!-
- Esci di qua- disse indicandomi la porta
- Fai presto che sennò ti ammazzano, sono tutti ubriachi -
- Uscii di corsa prima che facessero mente locale, si riprendessero dal disorientamento causato dalle urla del barista e capissero la mia direzione.
Mi fermai un paio di centinaia di metri dopo, in pieno centro a Crema, la gente passeggiava per il corso, qualcuno inavvertitamente mi urtò la spalla e io gli afferrai un braccio spaventandolo.
Mi ripresi, chiesi scusa al tipo e continuai a camminare .
Misi una mano in tasca per prendere le sigarette.
Non c'erano più.
Vaffanculo.

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