L'episodio perfetto (di Ferdinando Salamino)

(Avvertenza: contiene spoiler sull'episodio 5 di Game of Thrones, ottava stagione)

I fans di Game of Thrones sono in rivolta per quel quinto episodio spiazzante, fastidioso, antipatico.

Addirittura, c'è in giro una petizione per chiedere ai produttori di rifare daccapo l'intera stagione, manco fosse un disegno venuto male.

Premessa doverosa: scrivo queste poche righe senza aver assistito all'epilogo e quindi, magari, domani mi unirò al coro degli scontenti e verserò lacrime di dubbio e di rabbia.

Oggi, però, io considero GOT 8x5 l'episodio perfetto.

È un capitolo di fiamme e caligine, fatto di ruoli che si ribaltano e addii dolorosi, di immortali che muoiono e coscienze al crepuscolo.

In primo luogo, sono sempre in ammirazione di chi, soprattutto alla guida di un blockbuster planetario come GOT, ha il coraggio di non dare al pubblico ciò che il pubblico desidera.

In quest'era di demagogia dell'informazione, il NO possiede una forza eversiva devastante.

Quindi, NO, Danaeris non è l'Angelo liberatore tutta altruismo e buoni sentimenti.

NO (ci scommetto le gonadi), non ci sarà il matrimonio regale tra la Madre dei Draghi e il Cavaliere senza macchia. Viste le premesse, quella possibilità si è spenta una volta per tutte nel rogo di Approdo del Re.

NO, Varys e Tyrion non se la rideranno pensando a quanto sono stati svegli e furbi, celebrando un'amicizia da far impallidire il finale di Casablanca.

NO, la redenzione di Jaimie Lannister non si concluderà con una cavalcata al tramonto, sotto la luce splendente dell'onore ripristinato.

No, no e ancora no.

Solo per questo, a me gli autori destano simpatia.

Se poi ci spingiamo più in profondità, nelle pieghe della storia, questa conclusione è la più giusta possibile.

Cominciamo dalla coppia Jamie-Cersei, l'amore indissolubile, eppure impossibile, dei due fratelli belli e dannati.

Un amore che non può essere spezzato, ma nemmeno compiersi, in vita. Lei troppo furba, scaltra, quasi prigioniera delle proprie macchinazioni. Troppo sveglia per legarsi fino in fondo a colui che essa stessa definisce "il più stupido dei Lannister". Pur non potendo smettere di amarne il coraggio e la purezza d'intenti, deve sfuggirgli, obbligata dalla sua stessa natura di creatura inafferrabile. Jaimie non fa che inseguirla, cercarla, stringerla come si fa con i granelli di sabbia che ti sfuggono tra le dita.
Ecco allora che il ventre cadente della roccaforte è l'unico lietofine possibile, per questi due amanti: Cersei può finalmente spogliarsi di ogni astuzia. È l'impotenza a liberarla, la certezza che non esiste trucco che possa salvarla. Solo allora può guardare Jamie negli occhi e consegnarsi al suo amore ostinato. Per Jamie, la pioggia di rocce che sta per seppellirlo assieme alla sua amata, non è un nemico da sconfiggere, ma una possibilità da accogliere.

In quel momento si trovano nel luogo dove ogni via d'uscita è sepolta e l'unico approdo, per lei, è il suo abbraccio.

Le macerie non rappresentano la cancellazione, ma l'eternità che li consegna al cosmo come monumento di un amore ineluttabile.

Se, come nei piani di Tyrion, fossero davvero fuggiti, Cersei prima o poi avrebbe sentito quella sete di supremazia, di affermazione della stirpe, e tutto sarebbe ricominciato daccapo.

Quanto alla parte più controversa di questa storia, il raptus di follia distruttrice di Danaeris, lasciatevelo dire: era scritto.

Non sto parlando della spiegazione "genetica" secondo cui i Targaerian devono impazzire tutti, prima o poi, ma dell'evoluzione del personaggio.

In molti hanno sottolineato che Danaeris sia spietata con chi la tradisce, ma non è del tutto vero, non proprio.

Danaeris è capace di perdonare ogni nefandezza, tradimento incluso, a chi le tributa amore incondizionato. È il caso, per fare l'esempio più eclatante, di Jorah Mormont.

Al contrario, la vendetta di Danaeris è spietata verso chi la abbandona. Danaeris desidera una sola cosa: essere scelta. Quando ciò le viene sottratto, ogni empatia, ogni traccia di umanità scompare.

La ripulsa di Jon Snow, anche essa inevitabile, data l'educazione tradizionale da uomo del Nord, è il detonatore che fa esplodere la sua furia vendicativa.

Sola e respinta, Danaeris può solo uccidere.

L'episodio cinque è urticante, indesiderato, ma è anche la perfetta quadratura di un cerchio iniziato otto stagioni fa.

Facciamocene una ragione.

Per chi non avesse ancora visto il finale (come me), buona visione!

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