Intervista a Rosa D'Emidio

(a cura di Ferdinando Salamino)



Per un autore esordiente, il salto a una grande casa editrice è talora impervio, spesso rischioso. 

Spesso lo scrittore alle prime armi, anche di talento, si trova stretto tra la difficoltà di raggiungere i grandi gruppi editoriali e la "vasca dei piranha" dell'editoria a pagamento che gli anglosassoni descrivono, con molta più onestà intellettuale, come "vanity press.".

Allora il self è la sola alternativa possibile?

E' sicuramente un'opzione per chi sia dotato di grinta e spirito imprenditoriale, ma non l'unica.

Esistono editori veri, seri e appassionati, che offrono supporto e guida ai propri autori, coltivando, sia pure in piccole serre sempre in lotta contro l'estinzione, il fiore del talento individuale.

Noi di Caino abbiamo deciso di scovarli per voi, intervistarli, far ascoltare la loro voce.


Oggi è il turno di Rosa D'Emidio, una voce importante, imprescindibile, del panorama Noir italiano, direttrice di Eclissi Edizioni.

Cosa sia Eclissi per chi desidera scrivere giallo e noir in Italia lo potete capire sfogliando una qualsiasi delle opere a catalogo: la cura del dettaglio, il tratto distintivo unico, l'eccellente lavoro di editing.

Non ci credete?

Fatevi un giro qui:

Rosa ha gentilmente acconsentito ad aprirci le porte di casa sua, o meglio, della casa di Eclissi, una deliziosa "fucina delle idee" nel cuore della vecchia Milano, dove abbbiamo potuto scambiare due parole, oneste, taglienti e dure come i libri che pubblica.

Ma, esattamente come quei libri, colme di messaggi che meritano di essere ascoltati, soprattutto se volete scrivere, soprattutto se volete scrivere noir.


Cominciamo dalla scheda del personaggio: chi è Rosa D'Emidio?


Vivo a Milano da quando avevo vent'anni. Sono vedova, ho due figli e un nipote. Ho sempre lavorato nella scuola, come insegnante e come dirigente scolastica.
Ho fondato la casa editrice eclissi dopo essere andata in pensione, tredici anni fa, facendomi guidare dalla mia passione per la letteratura gialla e da una notevole dose di incoscienza.
Ho scritto qualche libro, per necessità e per piacere, ma non sono una scrittrice.
La gestione della casa editrice è stata un'esperienza
unica e appassionante, anche se faticosa e non priva di rischi. Mi ha regalato un pezzo di vita a cui non avrei mai pensato di poter accedere. Ho scoperto tante cose e ho imparato tanto.


Ora entriamo nel vivo. Come ogni buon "giallo", inziamo "in medias res": su quali progetti stai lavorando al momento?


Su un giallo semplice, molto carino (Per sempre di A. Chiello) ambientato a Firenze e su una delle storie del commissario di Matteo (E Giudici, l'uomo che non amava il Rex). Fa parte di una serie che si svolge negli anni trenta, scritta con un linguaggio e uno stile molto particolari con cui ho voluto fare anche un po' di sperimentazione linguistica.


Aiutaci a entrare di più nella psicologia del personaggio, come è nata la passione di Rosa per il noir?
Leggo libri gialli da quando avevo sei anni, sono cresciuta con i gialli mondadori sotto il cuscino, e non c'è libro che io legga che non sia anche un po' giallo. Non nel senso che leggo solo gialli, ma nel senso che trovo "il giallo" in qualunque cosa io legga. Ho migliaia di vecchi gialli salvati dal macero nel corso degli anni e ogni tanto mi rileggo i classici provando le stesse emozioni della prima volta.


Facciamo un po' di profiling in stile FBI: chi è il lettore che compra ,e ama, i romanzi di Eclissi Edizioni?
Ah, magari lo sapessi per certo! Nel mio immaginario è un eroe che non si fa ingannare dalla moda del giorno e lascia sul banco della libreria l'ultimo libro dell'autore più famoso per fiondarsi senza la minima esitazione sul giallo di eclissi, scommettendo su un prodotto meno reclamizzato ma di certo più curato. Perchè mai dovrebbe farlo? Perchè gli piace la copertina, perchè è curioso, sente il fascino dell'avventura, vuole dare una chance a un perfetto sconosciuto, gli piace quello che legge sull'aletta, si è informato e conosce i libri di eclissi... Perchè è un eroe, appunto.

Un tuo punto di vista, spietato come quello di un Killer, sull'editoria italiana attuale?

Un massacro.

Come immagini, ci sono diversi autori emergenti all'ascolto, quindi tichiedo a bruciapelo: che requisiti deve avere un manoscritto per interessare a Rosa D'Emidio e a Eclissi edizioni?
Deve incuriosirmi, tenermi avvinta alla storia, costringermi ad arrivare fino in fondo senza smettere di leggere. Poco importa se è imperfetto.


Fase due: diciamo che il manoscritto piace e l 'autorei frma uncontratto di edizione con voi. Cosa può aspettarsi, da lì in avanti? E cosa Eclissi si aspetta da lui/lei?
Lui/Lei da noi può aspettarsi assistenza, aiuto, collaborazione, amicizia. Noi da lui/lei, che si dia da fare a proporre e diffondere il proprio libro. Oggi un libro sullo scaffale della libreria è meno duraturo del pane, diverta raffermo il giorno dopo, e la casa editrice deve preoccuparsi di tutto l'insieme, non ha le risorse per promuovere ogni singolo autore. Non voglio dire che, una volta pubblicato, il libro non ci interessa più, tutt'altro. Ma possiamo fare poco se l'autore non si muove autonomamente.


La scelta che, come editrice, non rifaresti? E di quale, invece, sei particolarmente orgogliosa?
Non rifarei la scelta economicamente suicida di pubblicare tanti libri di autori sconosciuti solo perchè piacciono a me. E, nello stesso tempo, quello di cui sono particolarmente orgogliosa è aver pubblicato tante opere di autori sconosciuti, che senza qualcuno come me non avrebbero mai visto il banco di una libreria.


Nella realtà di oggi, con la debordante cronaca nera diffusa da giornali e TV,spesso con dovizia di dettagli macabri o talora morbosi, è diventato più facile o più difficile scrivere noir?
Più difficile. La realtà supera la fantasia e niente sembra abbastanza nuovo ed efficace. Ma uno scittore sa che un buon libro nasce da dentro e non ha bisogno di effetti speciali.


Che cosa significa "saper scrivere" per Rosa D'Emidio? 

Avere qualcosa da dire e saper usare le parole per dirlo.

Quando leggi un romanzo in qualità di direttore editoriale, su quali elementi ti concentri? Che differenze ci sono tra quando leggi per puro piacere e quando invece vesti i panni dell'editore?
Nessuna differenza. Nell'un caso e nell'altro non mi concentro, lascio che la storia fluisca, che mi catturi, che mi guidi fino alla fine. A volte non ce la faccio ad aspettare e vado a leggere le ultime pagine. Ecco, un buon finale, logico e conseguente ma non scontato e banale per me è molto importante in un giallo.
Poi, dopo la prima lettura tutta d'un fiato, se il libro mi è piaciuto, cerco di controllare l'emozione e rifletto: sulla lingua, sullo stile, sull'ambientazione, sulla coerenza interna,

sull'originalità della storia, sull'impianto strutturale, sul ritmo del racconto ed infine anche sulle probabilità che ha il libro di essere acquistato.


Quali errori non dovrebbe commettere, secondo te, un autore ai suoi esordi?
Lanciarsi in un progetto al di sopra delle proprie possibilità. Meglio una storia semplice e pulita, magari con qualche elemento insolito che esca dagli schemi, ma rigorosa che un guazzabuglio ambizioso pieno di ovvietà.


Un sogno nel cassetto o, ancora meglio, un progetto al quale speri un giorno di poter lavorare?
Considerata la mia età, mi tocca parlare al passato. Avrei tanto voluto avere una libreria tutta mia. Con una sala di lettura aperta a tutti e cioccolata calda gratuita per i lettori.


Mille grazie Rosa,  per questa chiacchierata dai colori del giallo e del nero.

I tuoi colori.




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