Recensione a "The Bourne Identity" - di Ferdinando Salamino


Ludlum è come quei calciatori che ti fanno sempre la stessa finta: tu lo sai, sei preparato, eppure ti fa fesso comunque. Non puoi farci niente.
In un certo senso, Ludlum scrive la stessa storia da sempre, la super-spia dal passato misterioso e dalle abilità letali che incontra la persona comune e, per un cortocircuito del destino, si trova a condividere con lei lo stesso rischio, la stessa scommessa con la morte.
In "The Bourne Identity", che io lessi in questa edizione italiana dal titolo "Un nome senza volto", c'è tutto Ludlum: il filone narrativo abituale, i personaggi affascinanti sebbene un po' stereotipati, lo stile adrenalinico, lungi dall'essere perfetto, ma sempre nel vivo dell'azione.
Lo confesso: a prescindere da qualsiasi limite si voglia identificare, io adoro questo autore, e questo romanzo in particolare, perché è uno di quelli che ti divora e si fa divorare.
Ce la farà l'uomo senza memoria a sfuggire a una cospirazione che sembra sempre un passo avanti a lui? Cosa accadrà tra lui e la bella estranea che si trova, suo malgrado, ad aiutarlo nella sua ricerca?
Sono domande alle quali, in fondo, conosciamo la risposta fin dalle prime pagine, eppure, proprio come quei calciatori, ci caschiamo sempre.
Questo è Ludlum, questa è la sua magia 

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