Perché Achille muore di merda? (di Ferdinando Salamino)

Perché Achille muore di merda, ovvero come mostrare un conflitto interiore senza nominarlo mai

Colpevole secondo l'accusa: mi piacciono le storie di supereroi.
Thor, Capitan America, Batman e compagnia volante hanno popolato la mia infanzia, la mia adolescenza e, se devo essere sincero fino in fondo, pure qualche angolo in penombra della mia vita adulta.
Il primo supereroe della storia, tuttavia, non è nato nelle fucine Marvel o DC Comics, ma in quel guazzabuglio di voci aediche che prende il nome di Omero, nella sua Iliade, per l'esattezza.

Achille, forza e velocità sovrumane, invulnerabilità e quel cazzo di tallone a dargli il tormento, callo di umanità nascosto in un angolo della sua carne divina.
Ora, uno che ha visto morire Superman non dovrebbe restarci troppo male per quella freccia malandrina che spedì Achille nell'oblio, ma a me non è mai andata giù.
Perché Achille muore davvero di merda.
Cerchiamo di capirci: il più possente guerriero del mondo schiatta sul suolo polveroso alle porte di Troia, trafitto al tallone da una freccia, scagliata da chi?
Da un tizio la cui impresa più memorabile, fino a quel momento, era stata la partecipazione, in qualità di giudice, a un concorso di bellezza, premio in palio una fottutissima mela.

Io protesto.
Non si fa.
Non è corretto.

Eppure, se guardiamo questa vicenda da un'altra angolazione, quella era l'unica fine possibile.

Perché Achille la guerra di Troia non la voleva fare.
Non che fosse un pacifista, non scherziamo, o un codardo.
Achille amava il sangue e non aveva paura di nulla.
Non voleva fare la guerra perché gliel'aveva ordinato Agamennone, e Agamennone si era comportato da stronzo.
Aveva preteso Briseide, proprietà di Achille, come tributo, quasi che Achille fosse l'ultimo dei lavapiatti cui si potesse imporre uno ius primae noctis.
Per Achille, scendere in guerra contro i Troiani significava accettare che Agamennone potesse dirgli cosa fare e prenderlo per il culo.
Così, mentre i suoi commilitoni si facevano ammazzare sul suolo troiano, Achille se ne stava beato nella sua tenda, guardando la TV e ingozzandosi di merendine.
Sarebbe andata avanti così se Patroclo, amichetto intraprendente e un tantino scemo, non avesse deciso di risollevare il morale dei compagni d'arme, prostrato dalle molte sconfitte, fingendosi Achille e scendendo in battaglia al posto suo.
Ora, tu puoi prendere l'armatura di Achille, il suo scudo e la sua lancia, pettinarti come lui e imitare la sua calligrafia, ma questo non ti rende lui.
Ettore, il più forte dei Troiani, incontra questo Achille farlocco davanti alle mura della città e lo fa secco senza nemmeno sudare.
Ora, ne leggerete tante sul perché Achille, a quel punto, cambia idea:
che Achille e Patroclo erano parenti e la famiglia è sempre la famiglia;
che forse Achille e Patroclo erano un tantino più che amici e al cuor non si comanda;
che Omero doveva movimentare un po' la situazione.

Io credo che, invece, Achille fosse a un bivio.
Se fosse rimasto nella tenda a guardare il Festival di Sanremo come fino a quel momento, avrebbe fatto saltare i nervi ad Agamennone, ma avrebbe anche dovuto accettare che Ettore se ne andasse in giro col sorriso a trentadue denti di chi ha fatto il colpo gobbo.
Se invece avesse deciso di scendere in battaglia e uccidere tutti quanti, avrebbe vendicato l'offesa troiana, ma l'avrebbe data vinta a quel bastardo di Agamennone.
Cosa fare?
Beh, vi dico cosa fece: scese in campo, trucidò Ettore e poi si fece ammazzare da Paride, il più scarso della squadra avversaria, uno che, per intenderci, al campetto avrebbe sempre fatto il portiere.

Io credo che Achille sia morto di merda perché quello era l'unico modo, per lui, di non chinare la testa. Quella fine rappresentava la conservazione della dignità.

Omero, però, non ce lo spiega, non lo traduce. Lo mostra, lasciandolo intravedere tra le pieghe della narrazione.

E voi, scrittori là fuori, come raccontate i dilemmi e i conflitti interiori dei vostri personaggi?

E a voi lettori, piaccioni i conflitti interiori? Come reagite, quando ne incontrate uno nelle storie che amate?

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