Dieci domande a Gino Panariello (di Ferdinando Salamino)

Ho conosciuto Gino in un modo che piacerebbe molto a Hemingway, facendoci a cazzotti su un quadrato, le mani avvolte in grosse chele di granchio spugnose e il sapore di gomma del paradenti in bocca.
Ce le siamo date di santa ragione e ci siamo salutati toccando i guantoni, come si fa nelle palestre di boxe tra chi ha sudato assieme. Non immaginavo di incontrarlo di nuovo qualche giorno dopo, nel ring virtuale di facebook, e che saremmo diventati amici.
È stato allora che ho scoperto gli altri suoi talenti: disegnare schizzi di una scarna bellezza e scrivere racconti che, con lucidità e autoironia, gettano una luce su certe penombre dell'esistenza dove tutto, davvero tutto può succedere e quasi niente sembra avere senso.
Il tono delle sue storie ricorda la prosa intossicata di Edward Bunker, ma più lieve e autoironica, e hanno un ritmo che ti tiene lì o, come direbbe Stephen King, ti mettono dentro il DEVO: "devo leggere un'altra pagina, devo sapere come va a finire".
Quindi, ho pensato di fare una chiacchierata con lui e sapere come gli escono...


Se fossi un venditore porta a porta, tipo Folletto, e dovessi vendere Gino Panariello, quali pregi sottolineeresti, e quali magagne nasconderesti?

Non sono mai stato molto bravo nel "promuovere",anche e soprattutto me stesso, anzi. Di solito cerco di evidenziare subito il mio lato meno "piacevole" per non deludere poi chi mi conosce. È una forma di onestà, se vogliamo.


Per la cronaca, vendendoti  sei stato invitato in Francia per parlare della tua scrittura. Immagina se sapessi venderti... Qualcuno ha scritto che le canzoni più belle vengono dall'Inferno, ma il Paradiso ha le migliori coreografie. Tu sei più cantautore o coreografo?

Le coreografie mi piacciono. E mi piace vedere la gente ballare ma odio farlo Però se c'è una cosa che adoro è il Blues. E il Blues è " la musica del diavolo". Trai pure le tue conclusioni...


 Se dovessi mandare in onda un messaggio pubblicitario che parla delle tue storie, uno di quei messaggi di non più di trenta parole, cosa scriveresti?

Penso che dovreste leggerlo per lo stesso motivo che mi ha spinto a scriverlo: Quando volti la pagina pensi che forse ne è valsa la pena.


Tu scrivi sia racconti che poesie. Che cosa ti fa scegliere, di volta in volta, fra gli uni e le altre? E' una questione di stati d'animo, di tematiche o un po' come capita?

Di solito il racconto è una cosa che lascio " sedimentare" nella mia testa, poi, una volta "pronto" lo scrivo rimaneggiandolo un'infinità di volte, tra correzioni, e "ripensamenti" della trama. Le poesie di solito mi vengono fuori di getto per descrivere qualcosa, una sensazione, magari ricordata da una frase o anche una sola parola.


 La totalità dei tuoi racconti, almeno quelli che ho letto fin qui, ha una impronta autobiografica riconoscibile. Pensi che ti verrà mai voglia di staccarti da te? E cosa scriveresti in quel caso?

n effetti quasi tutto quel che scrivo ha un'impronta autobiografica. E, sì, è una cosa a cui ho pensato spesso, ma sento di aver ancora molto da dire su di me e, ad essere brutalmente onesti, ( a dimostrazione di quel che dicevo prima) non so se sarò in grado di far qualcosa, una volta avvenuta l'inevitabile separazione " da me" . Se riuscissi mi piacerebbe anche scrivere qualcosa di molto comico. Ammiro però anche chi sa scrivere della vita di tutti i giorni senza annoiare.


Qual è il racconto, o la poesia, alla quale ti senti più legato?

Dei racconti forse ( e ripeto "forse" perché poi magari quel che oggi sento più "mio" domani sarà sostituito da un altro più vicino al "mood" della giornata) sono due " La risalita: Nick e il recupero sociale" e " Talento". Delle poesie invece credo sia " pareti" e " a metà strada" . Ma, ti ripeto, magari domani alla stessa domanda potrei risponderti in modo totalmente differente. E poi, dài, è come chiedere a un bambino se vuole più bene a mamma o a papà. Da vaffanculo immediato LOL.


 Pensi di ispirarti a un autore in particolare? Come sai, leggendoti ho spesso pensato a Edward Bunker, ma forse è più per l'assonanza tra vita e racconto.

Beh. Io di Bunker ho letto " educazione di una canaglia" e devo dire che mi è piaciuto parecchio trovandoci anche molta "affinità", ma, se vogliamo, potrei dire la stessa cosa di Bukowski ( che, per inciso, avevo finito quasi per odiare a causa delle continue citazioni a sproposito sui social.) di cui ho letto quasi tutti i libri di narrativa, tralasciando la sua poesia che non amo molto, come già sai. Però, onestamente, non so chi mi abbia davvero influenzato, forse è più chiaro a chi mi legge.

 Il romanzo che vorresti aver scritto, la canzone che vorresti aver composto.

Il romanzo? Forse " il maestro e Margherita: dramma, ironia, serio, faceto, spiritualità, storia, anche una certa reniterpretazione della teologia, forse. Perfetto. Canzoni? "Romeo had Juliette" di Lou Reed. Ma sappi che non è l'unica.


C'è un pensiero che ti spaventa?

Un pensiero che mi spaventa? Sì, la perdita della salute, della coscienza, dell'autonomia fisica


Cosa ci vuole per farti incazzare sul serio? E per farti felice?

La cattiveria gratuita, fine a se stessa. Quella è, forse l'unica cosa che mi fa incazzare subito, di solito invece dipende soprattutto dalla "quantità" di input negativi che mi arrivano . Mi incazzo quando arrivo alla "saturazione" perché, malgrado l'apparenza, sono una persona molto paziente. Fondamentalmente sono.un sempliciotto: per essere felice mi basta pensare che sono vivo, in salute e posso far cose che qui diamo per scontate ma che in qualche altro posto sembrano miracoli. Non è poco. Dovremmo ricordarcene ogni giorno, ma abbiamo scelto di dar voce a degli idioti con la panza piena che si lamentano di tutto


Nonostante la tua mente sembri partorire storie a getto continuo, non hai mai pensato di scrivere un romanzo. E' solo perché sei coglione o c'è qualche altro motivo di cui vorresti parlarci?

Non che non ci abbia mai pensato, ma, oltre alla mia innegabile pigrizia, penso sia dipeso anche dalla quantità di problemi che si presentano se vuoi pubblicare in modo serio, non a pagamento e senza farsi raggirare. Più che altro sono diventato guardingo dopo un paio di esperienze "collettive" a pagamento in cui i soliti due "promotori" ( che si spacciavano per "scrittori indipendenti che pubblicano in modo del tutto disinteressato") guadagnavano sulle spalle degli altri, cifre oltretutto ridicole, il che può dare un'idea di quanti imbroglioncelli da quattro soldi, che vivono di espedienti come questo, bazzichino certi ambienti.
Ecco. Poi se vogliamo possiamo anche.dire che.sono un coglione, ma più che altro perché scrivo davvero in modo del tutto disinteressato, non me ne frega niente di guadagnarci o di far successo, certo se succedesse ne sarei felicissimo, ma non mi.aspetto niente. È una passione e già il fatto di poter esprimermi ed essere apprezzato sui social ( sì, lo ammetto, sui DEMONIACI social che ogni artista " puro" disprezza LOL) mi gratifica.


Una cosa, una sola, che vorresti realizzare nel futuro.

Una casa in Maremma, non troppo lontano dal mare, dove trascorrere in serenità la vacchiaia. Te l'ho detto. Sono un sempliciotto.


Grazie Gino, alla fine le domande sono dodici e non dieci, ma noi non ci abbiamo mai saputo fare, con questa cosa di stare dentro i limiti...

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