Intervista a Marco Calvo (fondatore di Liber Liber) - di Claudia Speggiorin

Conosco Liber Liber come sito di diffusione culturale che offre la possibilità di scaricare gratuitamente brani musicali e libri di cui siano cessati i diritti d'autore. Quando lo visitai per la prima volta, rimasi stupita come un'esploratrice davanti a una miniera di tesori nascosti e, non nego, che incominciai a sfruttarlo da buona lettrice quale sono sempre stata, cresciuta tra le braccia di Madre Biblioteca e nutrita con cultura in prestito.

Ma, dietro a ogni sito Internet, ci sono persone, idee, progetti, motivazioni e realtà interessanti da scoprire, infatti Liber Liber, nota per il progetto Manuzio, biblioteca digitale accessibile gratuitamente, e per l'archivio musicale LiberMusica, è una o.n.l.u.s. (organizzazione non lucrativa di utilità sociale) che ha come obiettivo la promozione di ogni espressione artistica e intellettuale. In particolare, Liber Liber si propone di favorire l'utilizzazione consapevole delle tecnologie informatiche in campo umanistico e di avvicinare la cultura umanistica e quella scientifica. (Testo trattato dal sito).

Tanti i progetti portati avanti dai volontari per "liberare i libri", dal bookcrossing Liberi libri al Libro parlato, da LiberMusica a LiberScuola, seppure il cuore del sito è la biblioteca digitale.

Il progetto Manuzio ha l'ambizione di concretizzare un nobile ideale: la cultura a disposizione di tutti. Come? Capolavori della letteratura, manuali, tesi di laurea, riviste e altri documenti in formato elettronico disponibili sempre, in tutto il mondo, a costo zero e con accorgimenti tecnici tali da garantirne la fruibilità anche a non vedenti e altri portatori di handicap. ( Testo tratto dal sito)



Il progetto è tutt'altro che recente e affonda le radici in un tempo dove i siti internet, per come oggi li conosciamo, in Italia non esistevano ancora. Il ricordo di com'è nato sembra un vecchio racconto di fantascienza, letto in un presente che all'inizio dell'avventura era solo futuribile.

Era il 1993 quando tutto è iniziato quasi per caso. Un gruppo di ragazzi appassionati di letteratura, ma soprattutto d'informatica, partecipavano ad una conferenza telematica dedicata alla narrativa, quando ancora gli internauti italiani (e no) vivevano negli "scantinati telematici" all'interno delle BBS. Poi, tra una mail e un'altra, è partita una proposta: "Conoscete il progetto Gutenberg in America? È un'associazione che mette in rete testi di letteratura! Perché non proviamo a mettere in rete dei testi letterari in italiano?". La prima risposta fu positiva. Da quel giorno in poi un gruppo di volontari cominciò a darsi da fare lavorando alla stregua di una schola amanuense sui Malavoglia di Giovanni Verga. Digitarono sulla tastiera, parola per parola, pagina dopo pagina, l'intero libro. ( Testo tratto dal sito:"Storia di una biblioteca telematica" a cura di Alessia Cremonini & Ruggero Montalto)

Oggi Liber Liber conta quasi 5000 titoli, trascritti in digitale e revisionati da valontari. Il Presidente e fondatore del progetto è Marco Calvo con cui ho il piacere di chiacchierare oggi.

Ciao Marco, grazie per aver accettato di rispondere alle domande del Paradiso di Caino. Sono davvero interessanti i progetti interrelati a Liber Liber... ma ascolta, avete case editrici e scrittori che collaborano con voi?

Sì, nel corso degli anni alcuni autori e alcune case editrici hanno collaborato inviando loro testi. La collaborazione è a due vie, infatti oltre a inviare testi, attingono al nostro archivio per creare loro edizioni dei nostri file. Spesso citandoci, e li ringraziamo, a volte no. Ma a noi fa comunque piacere collaborare a rendere più accessibili i contenuti di pubblico dominio.

Ah, a dirti il vero non mi aspettavo questa doppia viabilità. Cosa accade, quindi, a un file del progetto Manuzio quando passa a una casa editrice? Se ne viene fatta un'edizione è comunque scaricabile dal sito Liber Liber gratuitamente?

Sì, i nostri testi sono quasi tutti di pubblico dominio. Quindi scaricabili, stampabili e vendibili da chiunque. Ma restando di pubblico dominio, quindi accessibili gratuitamente per chi, come noi, sceglie di distribuirli in questo modo.

Sono passati 25 anni dal vostro primo libro digitato rigo per rigo. Una generazione. Considerando che tutt'oggi i libri in formato digitale muovono opinioni contrastanti, come fu accolto il vostro spirito pionieristico all'epoca? Con quali resistenze collettive vi scontrate e quali timori suscitò la vostra impresa? Immagino rappresentaste un "nuovo" scomodo per la tradizione...

Le perplessità di allora erano più o meno le stesse di oggi. Il dibattito non è molto cambiato. Forse il digitale poteva fare di più e più velocemente, ma paradossalmente le resistenze che più hanno frenato il progresso sono quelle degli editori. Un discorso lungo... 😃



E che ben intuisco, conflitti d'interessi tra economie che gestiscono il patrimonio culturale con obiettivi diversi... Non migliori o peggiori, ma con altri intenti. "L'impresa" Liber Liber, infatti, mi sembra fondarsi su un impegno etico e volontario, di utilità sociale. A questo proposito, Marco, m'incuriosisce sapere se avete avuto riscontri circa la ricaduta del vostro progetto sulle frange più deboli della popolazione... Che so, oltre alla scuola con cui già è in attivo un progetto, vi sono altri enti, associazioni, centri che vi hanno contattato o con cui collaborate o che, in qualche modo, vi hanno portato un bisogno?

Non abbiamo riscontri misurati scientificamente. Il nostro progetto ha i pregi della gratuità e della popolarità. Ma il limite di essere raggiungibile di fatto solo via Internet, essendo quindi reperibile solo a chi vi ha accesso. Molti, moltissimi (e in numero crescente), ma non tutti. Speriamo negli anni a venire di riuscire a instaurare delle collaborazioni che ci consentano di diventare visibili anche a chi non ha familiarità con Internet.

Come ha risposto il mondo della cultura al vostro appello?

Molti autori vi si avvicinano con curiosità. Chi scrive quasi sempre lo fa obbedendo a una esigenza espressiva. La gratuità per loro è un problema secondario. Noi però abbiamo dei vincoli, siamo un progetto di biblioteca digitale, quindi conserviamo libri già pubblicati. Non possiamo ospitare opere inedite. Per quelle abbiamo creato la rivista Pagina Tre e la sua biblioteca.

Ah! Essendo appunto una biblioteca mi aspettavo una reazione anche da parte di enti e istituzioni, non solo di singoli autori. La tua risposta mi apre, quindi, una riflessione sui confini tra pubblicare nel mondo (edito), rendere pubblico al mondo (l'inedito che cerca collocazione anche gratuita o il self publishing) e diffondere per il mondo ( divulgazione gratuita, visibilità, autopromozione e mercato). Marco, da autore per una casa editrice e da Presidente di Liber Liber, qual è, secondo te, la domanda collettiva a cui il contesto culturale odierno deve rispondere, scegliendo così di divulgare alcune voci e di condannarne altre alla marginalità?

L'attenzione degli enti, che poi vuol dire della politica, per questi temi è molto bassa.Le istituzioni pubbliche che operano nel mondo della cultura considerano ancora il digitale una frontiera inesplorata e forse pericolosa. Iniziative, investimenti e indagini in questo mondo sfiorano lo zero assoluto.

Il nostro lavoro è diverso da quello di un editore. Un editore deve decidere se pubblicare o meno. Noi ci limitiamo a conservare e a distribuire ciò che altri in passato hanno pubblicato (se, ovviamente, di pubblico dominio).

I nostri volontari scelgono in autonomia i titoli sui quali lavorare, i criteri che seguono sono piuttosto semplici: i testi che amano di più o che ritengono più significativi da un punto di vista scientifico o culturale.

Il lavoro degli editori è invece diverso, devono cercare di indovinare i gusti dei lettori, devono anticipare o favorire delle tendenze.Quali criteri seguono? Non ho gli strumenti per fornirti qualche dato scientifico, immagino che alcuni faranno indagini di mercato, mentre altri si affidano al proprio istinto, o magari semplicemente al proprio gusto.

Il digitale sta avendo un ruolo nel modificare l'offerta, anche se il fenomeno più evidente è il moltiplicarsi degli autori indipendenti, i quali vendono più copie di quello che ci si aspetterebbe.

Ti ho chiesto questo perché, "sfogliando" i titoli della biblioteca, si avverte la libertà che mi confermi di divulgare opere per amore della conoscenza, svincolata da pressioni o da tendenze. Si avverte la cura, la ricerca e il desiderio di condividere un sapere di pubblico dominio che, per quanto mi riguarda, in gran parte mi è ancora sconosciuto e non provo vergogna a dichiararlo. Ho conosciuto testi interessantissimi grazie a Liber Liber, ognuno corredato da presentazione dell'autore e dell'opera stessa. Marco, i volontari che tengono vivo il progetto Manuzio quanti sono? Oltre alla passione per la letteratura e a buone capacità informatiche, quali competenze professionali si sono messe gratuitamente al servizio della biblioteca?

Il progetto è attivo ormai da 24 anni, e nel tempo si sono succedute tante persone. Grosso modo ci sono un migliaia di persone l'anno che a vario titolo contribuiscono (magari banalmente segnalando un refuso) e poi c'è un gruppetto di una ventina di persone che non solo dedica più tempo (e da anni), ma ha ormai acquisito esperienza e competenza tecnica, nell'impaginazione, nelle norme su come si classifica un testo secondo le regole della biblioteconomia, ecc.



Ho letto sul sito che tra i progetti futuri c'è l'intenzione di realizzare una Bibbia, con il contributo degli artisti desiderosi d'illustrarla. Come sta procedendo quest'iniziativa?

In realtà è un progetto lanciato qualche anno fa. Ebbe anche un buon riscontro, grazie al quale abbiamo ricevuto diverse opere. Per colpa mia però si è arenato. Sommerso dalle cose da fare non l'ho più curato. Confido di riprenderlo; non appena avremo un po' più di tempo, così da realizzare una nuova versione elettronica della Bibbia.

Marco, qual è il libro che non può mancare nella libreria (o nel lettore digitale) del Presidente di Liber Liber? Ci racconti anche il motivo...

Bella domanda. "Il Monte Analogo" di René Daumal. Per come (non) finisce. Un libro illuminante.

Non lo conosco ma ho cercato la trama e mi ha davvero incuriosita. Nel concludere questa nostra "chiacchierata via messaggi" stavo proprio pensando a come il mondo digitale abbia portato una trasformazione culturale, infatti oggi fa parte della quotidianità della maggior parte. I bambini, ad esempio, hanno una familiarità con gli strumenti informatici che, fino a qualche anno fa, era prerogativa degli esperti di settore. Da "precursore" di questo nostro presente e da esperto che ha messo la tecnologia al servizio della cultura umanistica, qual è, secondo te, il valore del digitale ancora da scoprire, per noi che ne facciamo un uso quotidiano e da semplici fruitori?

Secondo alcuni studiosi, gli esseri umani hanno bisogno di assumere familiarità con una innovazione prima di riuscire a sfruttarla davvero. Dall'invenzione del libro cartaceo "moderno" (stampato, rilegato, ecc.), abbiamo impiegato ben 70 anni a integrarlo con il banalissimo indice. 70 anni per comprendere l'utilità di un indice e per farlo divenire una prassi.

Il digitale ha introdotto nelle nostre vite una miriade di innovazioni. E quelle che stiamo sfruttando sono ancora una piccola parte. Due esempi su mille che si potrebbero fare:

1) la "lettura sociale". Da quando il supporto dei libri non è più solo la carta, inerme, ma un dispositivo interattivo e connesso come un tablet o un ebook reader, si apre la possibilità di condividere l'esperienza di lettura.

Per ora abbiamo visto esperimenti e applicazioni che sono restate di nicchia, ma è interessante la prospettiva di condividere con gli amici un brano che abbiamo particolarmente apprezzato, o di commentarlo, o ancora di ricevere suggestioni, spiegazioni e integrazioni da amici e colleghi.

La lettura sociale potrebbe favorire la diffusione della lettura, ma anche rendere l'apprendimento più facile: mentre studio una data materia, segnare con il dito i passaggi che non comprendo e chiedere aiuto alla propria comunità di amici, o ai docenti (o alla società che mi sta erogando il corso).

2) il fronte della creatività ha ancora vastissime praterie da esplorare. Noi fruiamo e conosciamo radio, tv, libri e film. Ma il digitale può combinare tutte queste cose, e integrarle con l'interattività (la storia reagisce e si modifica in funzione dei miei comportamenti), la realtà aumentata (la storia prende spunto dall'ambiente in cui ci troviamo e ce lo fa vedere trasformato/integrato; utile anche a fini didattici: ad esempio può farci vedere il luogo in cui viviamo come era ai tempi dell'antica Roma o addirittura in era preistorica).

Alla nostra generazione sta il compito di rendere il digitale più facile e più accessibile, nella certezza che così le future generazioni sapranno fare cose straordinarie.

Wow...ho dovuto rileggere tre volte per comprendere le potenzialità di due soli esempi. La tua risposta mi riporta al valore della nostra responsabilità.

Grazie per la disponibilità e la gentilezza con cui hai accettato di scambiare quattro chiacchiere con " Il Paradiso di Caino".

Concludo con il motto di Liber Liber

NULLUS AMICUS MAGIS LIBER QUAM LIBER

... E dal Paradiso di Caino è tutto.

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