Nessuno tocchi Corona

Io ho un magnetismo: succede qualcosa di brutto, una vera merda, e dopo un attimo salta fuori che è colpa mia.

Per questo esisto.

Prima di Malaussene, prima di quel furbetto di Pennac, c'ero io, il fratricida.

Io ho una mia teoria e in sintesi la teoria è che voi, a Corona, gli dovreste fare un monumento.

Mi spiego: quella cosa che diceva mio padre, "Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte", secondo me non l'avete capita mica tanto.

Metà di voi pensa che sia un modo di dire "Lasciategli scontare la sua pena, non interferite!"

Siamo seri, ce lo vedete papà ad aver paura delle interferenze?

L'altra metà è convinta che significhi che anche i diseredati hanno diritto all'habeas corpus, che non bisogna infierire.

Ora, il vecchio si è rammollito con la nascita del  surfista capellone, ma ai miei tempi non era un tipo così accomodante.

Lasciando stare la faccenda della mela, ci stanno di mezzo un paio di città devastate, un acquazzone coi controcazzi e questa storia di incasinare le lingue per una mera divergenza di natura architettonica.

Per dire.

La verità è che lo diceva per il vostro bene, di non toccarmi.

Caino vi serve come il pane.

Perché con un essere ripugnante come me in giro, uno che ha sparso la materia grigia del fratello in giro per i campi alla stregua di un diserbante qualsiasi, potete sentirvi personcine ammodo.

Finché esiste Caino, potete guardarvi allo specchio, riuscite persino a guardare quel riflesso rugoso e accartocciato che chiamate coscienza e sentirvi quasi a posto.

Senza di me, sareste soli con la vostra natura evanescente, inquinata dai desideri non corrisposti e dalle promesse infrante.

Nessuno tocchi Corona, che altrimenti, domani, potrebbe capitarvi di svegliarvi con voi stessi.

Buonanotte, Stirpe.

                                                                                                                                 Caino